Tuesday, October 12, 2010

il topo di campagna in Briggs

il topo di campagna in Briggs


Era il 9 giugno 1940, avevo compiuto nove ani da pochi giorni, mio padre mi conduse a visitare la Mostra d'Oltremare, che quela sera si inaugurava sarebe stata chiusa il giorno dopo in una vasta area, ai margini del mio quartiere, Fuorigrota, in uno sfolgorio di luci e una grande resa di visitatori. Stringevo forte la mano di mio padre e guardavo con ochi stupiti quel paese dele fiabe, i minareti di pietruze lucicanti, gli ascari con i loro costumi sgargianti era la prima volta che vedevo un uomo ̴di colore̵ , la breve teleferica, che congiungeva la Mostra ala colina di Posilipo, ma sopratuto m'incantò la Tore del Partito, al'entrata, tuta iluminata, la cui parete frontale era interamente coperta da una gigantografia di lui, il Duce, a mezo busto, in posa di condotiero, con un soriso smagliante, che prometeva sicureza, asicurava il suceso, garantiva la vitoria. Il giorno dopo, 10 giugno, nel pomerigio stavo tornando con mia madre verso casa e vidi improvisamente le strade vuotarsi: la gente coreva nei bar o a casa per ascoltare il discorso di Musolini, la dichiarazione di guera… La voce tuonava dagli altoparlanti, io non capivo gran che, ma quando cominciarono a trasmetere le ovazioni dela fola soto il balcone di Palazo Venezia, mia madre, che aveva già soferto la Prima Guera Mondiale, esclamò risentita: ̴Vide loco, chilu disgraziato!̵ Ragelai: disgraziato al Duce, quelo dela gigantografia, dele leture sul mio libro di V elementare che inegiavano al Fascismo, ai suoi martiri…Avevo perfino vinto un premio, in una gara tra gli aluni dele scuole elementari di Napoli, per un tema sul Duce… Però non chiesi nula: non si usava, ai miei tempi, chiedere spiegazioni ai grandi. Del Fascismo mi piaceva la mia divisa di Picola Italiana, con la M di legno colorato cucita sul taschino,il gonelino nero e il mantelo che si chiudeva in gola con una catenela dorata: ah, quanto amavo il mio mantelo, che indosavo ogni sabato per l'alzabandiera, davanti ala Casa del Fas�cio, dove c'era un altorilievo che rapresantava Filipo Coridoni… E fu in quela casa del Fascio che per la prima volta incontrai il Teatro: non ricordo più l'argomento dela recita, fata da ragazi dela G.I.L. Gioventù Italiana Litorio , probabilmente riguardava la guera e l'imancabile vitoria finale, ma il momento culminante fu la canzone di Lili Marlene, cantata da una ragaza, soto un finto lampione, con un costume che al cambio dele luci si colorava di blu di roso di gialo…Ne fui afascinata La prima sensazione dela guera è legata al'oscuramento. Descriveva la vita di trincea, gli scontri corpo a corpo con gli Austriaci sul Monte Grapa, quando avanzava con la baioneta inastata, come ubriaco, e una volta ci racontò la fucilazione di un giovanisimo comilitone napoletano, che aveva cercato di fugire e, riaciufato, era stato subito fucilato mentre invocava a gran voce: ̴Mamà, Marona mia!̵ Erano comunque fati lontani, mitici, mentre questa guera era vicina, incombente, ci stava adoso a tuti, grandi e picini. Quando i bombardamenti si intensificarono, che tormento svegliarsi di note al suono dela ̴sirena̵ che ululava in cima ai teti, rivestirsi in freta e corere nel ̴rifugio̵, che poi era lo scantinato del palazo: le prime volte noi ragazi giocavamo a nascondino dietro i pilastri, ma poi il rumore dele esplosioni impresionò anche noi…La matina dopo cercavamo per strada le schege dela contraerea, però corse voce che i bombardieri lanciavano pene, che esplodevano in mano ai bambini e ci fu proibito di racogliere qualunque cosa per la strada. Altri, per paura o perché non avevano più casa, dormivano sui gradini dele scale dela metropolitana: la matina, per andare a scuola, dovevamo scavalcare corpi maleodoranti e misere maserizie… La situazione divene intolerabile, i bombardamenti imperversavano anche di giorno: ricordo una volta, a via Toledo, la fola in fuga, che mi schiaciava contro il muro, dove rimasi, blocata dal panico, finché una dona mi trascinò via con sé, in un rifugio poco lont�ano… Un'altra volta dovemo scendere dal treno, fra la stazione del Corso Vitorio Emanuele e Montesanto, perché era mancata la corente. Alora sfolamo a Socavo, atuale periferia sovrafolata di Napoli, alora un paese di campagna, a casa di mia zia Fortuna, una casa formata da due enormi stanzoni dale pareti scrostate, in cui ci amuchiamo una famiglia per camera, una cucina anerita con uno sportelo in alto come unica boca d'aria e una rientranza nel muro chiusa da una porta di legno: era il gabineto! In seguito ci trasferimo in un teraneo di una casa di campagna e qui entrai in contato direto con la cultura contadina: i materasi erano riempiti di sbreglie, overo di foglie seche di granturco, che la matina bisognava rivoltare, infilando le mani in un'aposita apertura del sacone; Nela tenda ci fecero sedere e chiesero a me, viso d'angelo, di ripetere dele parole inglesi che mi andavano sugerendo, evidentemente oscenità, che io presi a balbetare con la mia voceta timida e loro ridevano ridevano, ridevano, anzi sghignazavano… La mia voce cominciò ad incrinarsi, ero sul punto di piangere e così la smisero e ci detero le caramele. Quando tornamo a scuola, Napoli era invasa dagli afro-americani e dagli sciuscià, e pasando per i vicoli di Montesanto, sentivamo gli scugnizi che ci cantavano dietro i versi dela ̴Tamuriata nera̵: Crescevamo, e alora mia madre scucì in vita i nostri vestiti e li alungò con una striscia di lana o di cotone fata al'uncineto, tra il busto e la gona, con patetici risultati. Non ne potevamo più di mangiare la polvere di piseli degli americani, che aveva invaso le nostre mense e volentieri ne portavamo pachi al profesore di matematica, che ne faceva inceta, Però a casa degli zi richi la mangiai mescolata ala carne in scatola e mi sembrò squisita. La scuola però - incredibile - era un corpo completamente separato, si studiavano gli stesi programi di sempre, come se mai nula fose suceso, come se l'imane tragedia che aveva sconvolto l'Europa fose avenuta su un altro pianeta�… Solo più tardi, dai libri, dai giornali,dala radio, dal cinema mi vene tuto adoso: Hitler, l'Olocausto, la resa di Berlino, la Resistenza, Ane Frank, Primo Levi, Hiroshima… Perfino dele Quatro Giornate di Napoli, perfino degli scugnizi napoletani medaglia d'oro sepi dopo e non a scuola! il topo di campagna il topo di campagna in Briggs
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