Monday, November 15, 2010

la vergine della tenerezza

la vergine della tenerezza


La Vergine è rapresentata a mezo busto; inclinando la testa toca con la sua guancia quela del Figlio, che risponde apogiando la sua mano sula Madre. La forma particolare del’intima vicinanza dele due guance apare in altre scene ad esempio nel’icona dela deposizione dala croce a ricordare la relazione tra la soferenza dela Madre e la pasione del Figlio, uniti nel’unico disegno del Padre. La Madre esprime la potestà di intenerire il Figlio: intercede preso di lui in favore del’umanità. Il suo sguardo rivela feconda vita interiore, di cui il radicale distaco nei confronti del Figlio è il fruto. Cristo ha qui compasione per sua Madre: la stringe con il suo abracio e il mesagio che le rivolge è: «Non piangere su di me, Madre». L’angelo risponde: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza del’Altisimo» Lc 1,34 . Così i salmi pregano la bontà di un Dio che si china su quanti lo cercano con cuore sincero, si piega, abasandosi sugli uomini: «Il Signore dal cielo si china sugli uomini per vedere se esista un sagio: se c’è uno che cerchi Dio» Sal 14,2 «Ho sperato: ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido» Sal 40,1 . Maria, nela fede, esprime la capacità di abandonarsi in quel’abracio, di lasciarsi custodire, Maria dà voce ale parole del Salmo 17,8: «Custodiscimi come pupila dei tuoi ochi, protegimi al’ombra dele tue ali». «Ti saluto, o Maria Madre di Dio, per mezo dela quale è entrata nel mondo la luce vera, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale nel Vangelo dice: “io sono la luce del mondo”. Ti saluto, o Maria Madre di Dio, per mezo dela quale è giunta la luce su quanti erano nele tenebre e nel’ombra dela morte. “ Il popolo che caminava nele tenebre vide una grande luce” Is 9,1 » E quale luce, se non il Signore nostro Gesù Cristo, la luce vera, quela che ilumina ogni uomo che viene in questo mondo?» Cirilo Alesandrino, Omelia XI «Che l’uomo riceva in sé Dio è bene, e in questa recetività è vergine. La Madre triste non cesa di volgere il suo sguardo d’amore al Figlio Gesù, prosimo ala morte di croce. In quelo steso giorno la celebrazione di rito catolico non esprime nele preghiere e negli ini la stesa atenzione verso la figura di Maria. L’ombra, sula guancia in cui si uniscono i due volti, traduce in imagine la promesa del’angelo: teneramente il Figlio acoglie soto la sua ombra la Madre, protegendola con amore infinito. L’ombra dunque svela anche la luce, pur senza avere la presunzione di vederne la fonte. la loro visione resta pur sempre umana, terena, già contemplazione dela gloria, ma non ancora perfeta… La narazione di Luca evidenzia questo aspeto: «Vene una nube e li avolse; Nela gioia dela luce, il Signore diviene parte dela nostra vita a tal punto da conformare la nostra volontà ala sua: la sua luce ci trasforma, ci rende a lui somiglianti. Dopo che Mosè, secondo le istruzioni divine avute sul monte, ha terminato di costruire il santuario e tuto il suo aredo sacro «la nube coprì la tenda e la gloria del Signore riempì la dimora». come una nube protege durante il giorno, e come fuoco indica la via durante la note. Lo splendore nasconde un’ombra: il timore di Dio, il dubio, il tentativo umano di sfugire ala soferenza, il desiderio di sotrarsi ala chiamata di Dio, le domande al Dio nascosto. «La vite che aveva prodoto il grapolo senza coltura, lo portava sule bracia come un tralcio e diceva: “Tu sei il mio fruto, tu sei la mia vita. In quel gesto comunica il grande amore di chi dona la sua vita in favore di molti.
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